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Come i giganti digitali “militarizzano” le nostre vite

ReporterreCome i giganti digitali “militarizzano” le nostre vite

Reporterre – 20 marzo 2024

In “Tecnopolitica – Come la tecnologia ci rende soldati”, la ricercatrice Asma Mhalla offre un’affascinante riflessione sulla crescente influenza politica e ideologica dei giganti tecnologici.

   

“Entità ibride, allo stesso tempo aziende private, militari e geopolitiche”, i giganti della tecnologia, in particolare negli Stati Uniti, si stanno ora affermando come le “braccia tecnologiche armate del loro paese” spiega Asma Mhalla nel suo affascinante saggio Technopolitics – Comment technology makes noi soldati (ed. Le Seuil). Il ricercatore del Laboratorio di Antropologia Politica della Scuola di Studi Avanzati in Scienze Sociali (Ehess) sviluppa una stimolante riflessione sulla crescente influenza economica, militare, politica e geopolitica di queste “BigTech” e sui loro legami sempre più stretti con gli Stati.

Ciò è dimostrato dal “ruolo di primo piano” svolto da Starlink, Microsoft o Amazon nella guerra in Ucraina [queste società hanno rispettivamente fornito al governo ucraino informazioni su un attacco informatico russo, server portatili e satelliti in orbita bassa]. Quanto basta per “far intravedere la possibile nascita di un complesso tecno-militare americano” e, più in generale, testimoniare una “profonda ridefinizione della morfologia di questa costruzione collettiva chiamata Stato”. Sotto la penna di Asma Mhalla, lo Stato diventa il “Grande Stato”, un attore onnipotente che può “essere autoritario e liberale allo stesso tempo”.

Per affrontare questo argomento dalle infinite ramificazioni, il professore della Columbia University di New York e di Sciences Po invita i lettori a scoprire il campo della “tecnopolitica”, una “multidisciplina al crocevia tra economia e diritto, filosofia e teoria politica, relazioni internazionali e storia, cyber e tecnologia. L’idea: continuare e attualizzare alla luce degli sviluppi specifici del XXI secolo il lavoro tecnocritico – da non confondere con la tecnofobia, precisa – di pensatori come Jacques Ellul, George Orwell o Georges Bernanos, autori che lei cita più volte in tutte le pagine.
Strumenti “lontani dall’essere ideologicamente neutrali”

TikTok accusato di spiare gli utenti, “industrializzazione” delle lotte informative, social network utilizzati come spazi pubblici di influenza dai magnati, sorta di “tecno-tycoon” che li possiedono, “nuovi conflitti informatici e neo-guerre aumentate con l’intelligenza artificiale” ... Per l'autore, è urgente affrontare questi temi in modo radicale, ben al di là dei timidi tentativi di moderazione e di "blocco legale" delle "BigTech" attuati in Europa.

Lungi dall’essere strumenti ideologicamente neutrali, i social network, l’intelligenza artificiale e gli algoritmi sviluppati da Google, Meta e Palantir (un’azienda specializzata in analisi e scienza dei dati) stanno rimodellando – e privatizzando – le nostre vite intime e le nostre società per agire “come agenti dirompenti di democrazia". In primo luogo, tendendo a veicolare, volontariamente o meno, un’ideologia di estrema destra e cospiratoria – il caso di Elon Musk, proprietario di X (ex Twitter), è parossistico in questa materia. Ma anche, e il tema non è meno preoccupante, agendo “come amplificatori di una forma di paranoia statale sulla tecnosicurezza”: dispositivi di tecnosorveglianza della popolazione, software biometrico, acquisizione massiccia di dati, ecc.

Prendendo l’esempio della Francia e della moltiplicazione delle leggi sulla sicurezza dopo gli attentati del 2015 (legge sulla “Sicurezza Globale” nel 2021, sorveglianza massiccia e registrazione degli attivisti politici e ambientali), Asma Mhalla osserva che in questo “nuovo regime di verità”, “ ogni individuo è per impostazione predefinita potenzialmente colpevole fino a prova contraria, giustificando così una sorveglianza generalizzata”. Tutto ciò contribuisce, a sua volta, alla “internalizzazione della norma di sicurezza” da parte di ciascun individuo, con i cittadini che si ritrovano ad evolversi in quelle che il filosofo Gilles Deleuze “profetizzava come “società di controllo”.
Non “perdere i nostri tempi”

Fatta questa osservazione cosa dobbiamo fare? Secondo Asma Mhalla, per sfuggire al “tecnototalitarismo” che potrebbe emergere da questo caos, è giunto il momento di “produrre una nuova visione del mondo”. “Spetta ai politici preparare se stessi e la società a questi cambiamenti, per evitare la prossima grande crisi strutturale dovuta a impreparazione e mancanza di anticipazione”, senza la quale “perderemo il nostro tempo”.

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